Sono Tornato (Luca Miniero, 2018) Recensione.

Un film del 2018, ambientato nei nostri giorni, con Benito Mussolini come protagonista. Già solo questo può farci storcere il naso e quindi, sin dall’idea iniziale, Luca Miniero ci ha preso in pieno. Non è un Mussolini in piena epoca fascista e nessuno, al suo ritorno, lo acclama. Il suo scopo è quello di “salvare” l’Italia, di fare ciò in cui ha già fallito 80 anni prima.

Non nego, prima di guardare questo film, da un lato temevo che ci fosse un’ideologia fascista molto forte, dall’altro temevo che fosse uno spicciolo attacco al fascismo senza sostanza. In realtà non c’è nulla di tutto ciò. Ovviamente, trattandosi di Mussolini, è chiaro che ci sia tanta ideologia fascista in ciò che fa e dice e che la si ritrovi in chi lo appoggia, ma, in modo sottile e forse nascosto, c’è una grande critica al fascismo ben motivata. E’ ben motivata soprattutto perché viene tutto contestualizzato nei nostri giorni. Dalla propaganda di Berlusconi che l’ha portato al governo più volte, alle immagini che mostrano Craxi, Grillo, Salvini e Renzi fare la stessa cosa. A dimostrazione del fatto che, ancora oggi, l’italiano è in grado di farsi (secondo l’idea del Regista) abbindolare da belle parole e, durante il film, Mussolini, che nella storia italiana – e lo dice anche nel film – fu il primo a farlo, ci riesce nuovamente.

C’è una critica politica molto forte, Mussolini vede la sua Italia, quella che distrusse con le sue mani, ancora in ginocchio e vuole farla rinascere. In un primo momento sembra a tutti un pagliaccio, ma poi conquista la fiducia di chi non ha imparato nulla dalla storia, arriva in cima alla fama, all’Italia fino a quando una svolta: si scopre la violenza commessa dal duce su un animale e tutti iniziano ad odiarlo. Il paradosso messo lì per farci capire: colui che con le leggi razziali ha sterminato migliaia di persone, colui che ha condannato chiunque fosse “diverso” veniva rifiutato “solo” per aver ucciso un animale.

Ma poi ecco la dimostrazione, l’ennesima, del fatto che certe parole fanno venire la vista ai ciechi. Mussolini torna in tv a parlare, ad abbindolare la gente con frasi fatte e con ciò che la gente voleva sentirsi dire ed ecco che, a discapito di chi chiedeva che non venisse ascoltato, tutta la gente tornerà ad applaudire il suo duce.

Poi i fotogrammi finali, i più tristi e dolorosi del film. Mussolini sfila per le strade con la sua macchina e i passanti che lo vedevano (avevano il volto censurati, quindi probabilmente non sapevano del film ed erano spontanei) lo applaudivano, gli riservavano il saluto romano, lo salutavano.

Cattura.PNG

Non a caso l’ultima frase del film è:

“Mi sembra che parlare del fascismo dopo più di 70 anni fuori moda”

Questa frase non è per niente casuale. Da un lato non lo è perché, come viene dimostrato durante il film e come, in effetti, è, il fascismo in italia non è mai scomparso: lo si vede in pensieri, frasi, gesti oggetti che quotidianamente ci circondano. Dal’altro canto, l’assurdita della frase finale viene evidenziata da un’altra frase che appare durante il film citata da Mussolini in persona.

“Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani.” B. Mussolini

Il fascismo, come è esistito davvero, continua ad esistere nell’incoscio di ogni essere umano. Questo film ci mette di fronte a ciò che il fascismo, oggi, potrebbe fare. Ci aiuta a riflettere, a capire quanto lontani o vicini siamo a quel mondo e, credo, ci aiuta a capire chi, tramite le sue parole, in fondo vorrebbe creare un nuovo fascismo 2.0.
Tra gente di destra che teme di essere di destra, tra gente di sinistra che teme di dire cose di sinistra (citazione del film), ognuno di noi dovrebbe vedersi dentro e capire non cosa vorrebbe essere, ma cosa è realmente, così da poter evitare il ritorno di un Mussolini più agguerrito e forte di prima. Questo film, per chi lo sa cogliere, è totalmente antifascista, ma non lo esprime in ogni sua forma, bensì lo fa capire a chi si ritrova in coloro i quali ripudiano e rifiutano ciò che il duce ha detto e fatto. Manca, fortunatamente, un’esplicita apologia fascista che in realtà, per chi conosce la storia, non serve affatto.

Idee stupende, regia buona, cast discreto. Bene Matano come spalla, un po’ meno come attore drammatico. Massimo Popolizio ottimo, perfetto e convincente. Ma soprattutto, una stupenda Ariella Reggio che con un breve monologo, nel momento forse più bello e intenso del film, mette a tacere il mostro per eccellenza solamente ricordando ciò che è la verità e ciò che furono le leggi razziali.

Consigliato a chi ha un po’ di sale in zucca. Voto: 8

141704-md.jpg

Lascia un commento

Inizia con un blog su WordPress.com.

Su ↑

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora